neuropsicomotricità
Cos'è la Neuropsicomotricità?
La Neuropsicomotricità è un insieme di pratiche che attraverso il gioco di movimento accompagna e aiuta l’evoluzione e lo sviluppo della personalità, intesa come unità di corpo, mente ed emozione, nelle diverse fasi della crescita e della vita del bambino. Soprattutto nel primo decennio di vita, il linguaggio con cui il bambino esprime sé stesso non è tanto quello verbale, ma è proprio quello del corpo, del movimento e dell’azione che si concretizza proprio nel gioco. Il gioco permette dunque di sviluppare abilità motorie, cognitive e sociali.
Grazie alla neuropsicomotricità il bambino riesce ad ottenere piena padronanza del proprio corpo e correggere alcuni comportamenti disfunzionali. In pratica è una terapia che agisce in funzione della stretta correlazione tra fisicità e processi psichici che consente al paziente di acquisire consapevolezza del proprio corpo nello spazio.
Ogni singolo movimento del bambino gioca un ruolo essenziale nello sviluppo non solo fisico, ma anche in quello mentale e socio-affettivo. Infatti il corpo è il mezzo mediante il quale il bambino esplora il mondo intorno a sé e che usa per relazionarsi con gli altri nei primi anni di vita. Il movimento diventa quindi lo strumento con cui correggere specifiche alterazioni comportamentali e relazionali.

Chi è il Neuropsicomotricista?
Il neuropsicomotricista, ovvero il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, è la figura professionale sanitaria che si occupa di interventi preventivi, abilitativi e riabilitativi in età evolutiva, ovvero nella fascia di età compresa tra 0 e 18 anni.
In ambito preventivo il neuropsicomotricista interviene in tutte quelle situazioni di rischio sia organico che sociale, che possono incidere su un’evoluzione positiva dello sviluppo. In ambito abilitativo interviene su tutte quelle funzioni non
ancora acquisite, stimolandole. In ambito riabilitativo l’intervento è volto al recupero di quelle funzioni che per la presenza di lesioni o patologie sono compromesse.
Il terapista della neuro e psicomotricità è quindi in grado di intervenire con completezza sul modo in cui il bambino percepisce il corpo in relazione all’ambiente circostante. Il suo lavoro comincia da un’attenta osservazione del bambino, per poi passare all’elaborazione del programma riabilitativo.
È importante che il neuropsicomotricista instauri un rapporto di fiducia ed entri in empatia con il bambino, perché solo attraverso la serenità dei piccoli pazienti, la terapia può avere il massimo dei suoi effetti benefici.
Il suo intervento presuppone una formazione continua e la collaborazione nell’ambito di un’equipe multidisciplinare, tale da fornite alle famiglie e ai piccoli pazienti la migliore qualità di trattamento.
Quando è indicata la terapia neuropsicomotoria?
È consigliabile ricorrere alla terapia neuropsicomotoria quando si verificano rallentamenti nel processo di maturazione neuro-psico-motoria in bambini di età compresa tra i 0 e i 18 anni. Questo tipo di intervento è indicato in linea generale per tutti i bambini, ma in particolar modo per quelli timidi e introversi, per bambini iperattivi o che presentano difficoltà di concentrazione, disturbi del linguaggio, autismo o problemi nel relazionarsi con gli altri.
Grazie agli interventi mirati, i piccoli pazienti imparano a gestire i comportamenti scorretti e a liberarsi di sentimenti negativi, come ansia, rabbia e tensione.
Il neuropsicomotricista oltre alle attività di riabilitazione e abilitazione, svolge anche interventi di prevenzione: si tratta di situazioni in cui o è stato riscontrato il rischio di sviluppare una problematica, oppure il bambino con difficoltà viene emarginato dal contesto sociale. È dunque indicata quando sono presenti:
- ritardi dello sviluppo psicomotorio;
- difficoltà relazionali (aggressività o inibizione);
- difficoltà comportamentali;
- disturbi della regolazione;
- sindromi genetiche;
- disturbi neuromotori (paralisi cerebrali infantili; distrofie; paralisi ostetriche etc.);
- i disturbi della coordinazione motoria (disprassia evolutiva);
- i disturbi dello spettro autistico;
- i ritardi psicomotori e cognitivi;
- i disturbi dell’attenzione;
- i disturbi specifici di linguaggio e di apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia);
- le sindromi generiche.
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